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Sito progettato e curato dal Criminologo Dott. Massimo Dontillo  

 

 

 

Assassini seriali

 

 

 

Viene ritrovato il corpo martoriato di Marta Tambram, uccisa con molteplici coltellate nel quartiere londinese di Whitechapel: si apre così la stagione di brutali omicidi, molti dei quali attribuiti a Jack lo squartatore.
I delitti (cinque o più, in base alle varie ipotesi) ebbero larga eco sui giornali. Scotland Yard impreparata a questo tipo di crimine fu investita da numerose critiche: non poteva contare sulla polizia scientifica o sull’analisi delle impronte digitali e l’unico modo per prendere un assassino era coglierlo sul fatto. E non ci riuscì.
Jack lo squartatore – il soprannome ripreso dalla firma della prima lettera di rivendicazione – fu uno dei primi serial killer della storia. Il criminale più sanguinario di cui si abbia notizia fu però una donna, Elizabeth Bathory che nel XVII secolo avrebbe ucciso 600 ragazzini per berne il sangue e rimanere giovane. Viveva in Transilvania, proprio nel territorio di quel crudele Conte Dracula che ispirò tanta letteratura sui vampiri.

Nella foto, una scena di "From Hell", il più recente film sulla storia di Jack lo Squartatore. (Foto 20th Century Fox)

Fonte: Focus.it

 

 

Disfunzioni di una mente pericolosa

 

Gli psicopatici criminali, come i serial killer, potrebbero agire in modo crudele per un deficit cognitivo. È quello che hanno ipotizzato un gruppo di psichiatri del Kings College di Londra, dopo aver analizzato il cervello di alcuni volontari, mentre guardavano alcune facce dalle diverse espressioni. Normalmente la nostra attività cerebrale aumenta di fronte a facce che esprimono qualche emozione - come la felicità, la tristezza o la paura - rispetto a quando ci troviamo di fronte a persone che hanno un’espressione neutra. I criminali con atteggiamento aggressivo e antisociale, presi in esame dagli scienziati, invece, non hanno mostrato questo incremento di attività e quindi nessuna reazione cerebrale di fronte alle espressioni del viso.
Una disfunzione che, secondo gli scienziati inglesi potrebbe spiegare, in parte, la loro indifferenza di fronte al dolore altrui. Se l’ipotesi fosse confermata, curare il malfunzionamento neuronale, potrebbe aiutare a trovare un rimedio per certi comportamenti criminali.
E tu sapresti riconoscere un serial killer solo dalla faccia? Provaci con il gioco Politico o serial killer?
 
Nella foto: Theodore Bundy serial killer statunitense accusato di 28 omicidi, ma si pensa pensa abbia ucciso tra le 30 e le 100 persone. Morì sulla sedia elettrica nel 1989.
 

Fonte: Focus.it

 

 

Autocertificazione di un delitto

 

 

 

 

100 Watt sparati negli occhi, il poliziotto buono e quello cattivo, le domande serrate e incalzanti... ebbene, tutto questo potrebbe presto finire nel dimenticatoio... È quanto promettono Lorraine Hope (Portsmouth University, Gran Bretagna) e altri ricercatori delle università di Abertay (Scozia) e della Florida, che in questo studio hanno potuto contare sulla collaborazione delle polizie di Scozia e Inghilterra e sui fondi della British Academy. Insomma, il mondo accademico è sceso in campo per scoprire che chi ha avuto la sventura di assistere a un crimine è meglio che le domande... se le faccia da solo, e da solo si dia le risposte guidato, nella ricostruzione dei fatti, da un'auto intervista! Proprio così: niente pillole, elettrodi o altre tecniche fantascientifiche. La verità può emergere solo con il SAI (self-administered interview), un questionario sviluppato secondo le più moderne tecniche di psicologia cognitiva che, somministrato ai testimoni di un crimine, permetterebbe loro di fissare nella mente immagini e dettagli fondamentali per la soluzione del caso. Con il 43% di precisione in più rispetto ai normali interrogatori, addirittura. Perché funzioni a dovere, l'auto intervista va fatta in un arco di tempo brevissimo dal fattaccio, anche se l'interrogatorio vero e proprio avviene in seguito. Secondo gli psicologi infatti l'accuratezza del ricordo di un testimone tende a diminuire già dopo poche ore, e non c'è lampada o detective in grado di evitarlo. (Foto: Freud e Holmes, due metodi per arrivare alla stessa verità.)

Fonte: Focus.it

 

 

Il cervello sul banco dei testimoni

Chi sta mentendo? In futuro, l'interrogatorio in stile terzo grado potrebbe diventare solo un ricordo: una scansione del cervello ci dirà se stai mentendo. Forse. (Irene Zreick, 8 gennaio 2009)

Mentre la maggior parte degli stati del mondo
aspetta il via libera dai neuroscienziati, un tribunale indiano ha recentemente dato l'ergastolo a un uomo sospettato di omicidio, giudicandolo in base a una scansione cerebrale fMRI. Anche alcuni studi negli Usa sostengono di poter determinare con esattezza se una persona sta mentendo tramite functional neuroimaging (fMRI), un tipo di risonanza magnetica al cervello che si sta diffondendo sempre di più nello studio delle neuroscienze. La comunità scientifica però è ancora prudente rispetto al suo utilizzo in tribunale: anche se può mostrare molte cose sullo stato di salute mentale del paziente (ad esempio può rivelare stati di alterazione, dolore e agitazione e persino determinare se il soggetto in questione è capace di intendere), non è ancora stato sperimentato a sufficienza per essere usato come prova di colpevolezza davanti a una giuria.
Fonte: Focus.it


Impronte labiali e battito cardiaco

Ecco le nuove frontiere della biometria, che punta sulle labbra e sul battito cardiaco per il riconoscimento di un individuo. I ricercatori si stanno interessando alle impronte labiali, analizzando le scanalature e le pieghe della bocca. Sotto osservazione anche il cuore: i nuovi sistemi potrebbero basarsi sull'analisi delle onde d'urto prodotte dal cuore che si infrangono contro una parete sensibile.

(17-11-2007) Fonte Polizia di Stato (Polizia Scientifica)

 

Inchiodati dagli anticorpi

 

 

Un nuovo strumento di indagine attende i protagonisti delle serie televisive ambientate sulla "scena del crimine": l'analisi degli anticorpi. (Andrea Porta, 15 maggio 2008)

Presto gli investigatori delle squadre di polizia scientifica disporranno di un nuovo sistema di identificazione basato sull'analisi degli anticorpi: basterà raccogliere un campione di sangue, saliva o altro liquido organico e sottoporlo a un esame persino più veloce e semplice di quello del dna. «In molti casi i nostri anticorpi possono essere letti come fossero un codice, proprio come si fa con il dna», spiega Vicki Thompson, ingegnere chimico all'Idaho National Laboratory (Usa). Ognuno di noi possiede infatti di un "codice a barre" unico e inequivocabile costituito dal sistema di anticorpi deputati, appunto, alla difesa dell'organismo e alle operazioni di "pulizia di routine". Dall'azienda americana che ha acquistato il brevetto fanno sapere che il test, in commercio sotto forma di kit entro l'autunno 2009, non sostituirà comunque l'analisi del dna.

 

Fonte: Focus.it

 

 

 

I tratti somatici del volto

 

I tratti somatici del volto possono essere rilevati anche attraverso i "punti caldi" generati dal passaggio dal sangue nelle vene e nelle arterie: punti che nel tempo possono anche variare di intensità ma non di posizione. In questo caso una videocamera a raggi infrarossi fotografa la testa del soggetto e genera una mappa termica dettagliata, analizzando soprattutto le zone della faccia attorno agli occhi e alla fronte, che risultano meno influenzabili dalla temperatura esterna rispetto, ad esempio, al naso o alle orecchie.

(17-11-2007) Fonte Polizia di Stato

 

 

(Polizia Scientifica)

 

 

 

Come si ruba un'impronta digitale

 

Tutti noi lasciamo in giro impronte digitali. E, in linea di principio, un malintenzionato le potrebbe rubare e usare a proprio vantaggio. Lo ha dimostrato il gruppo di hacker tedesco CCC (Chaos computer club), che ha clonato l'impronta digitale del ministro degli interni tedesco Wolfgang Schauble e l'ha diffusa in 4 mila copie con la rivista Die Datenschleuder nel marzo 2008. Schauble, infatti, aveva proposto di inserire le impronte digitali nei passaporti tedeschi, e l'iniziativa degli hacker mirava a dimostrare che non si trattava di una buona idea, dato che per i malintenzionati sarebbe piuttosto facile rubare l'identità di un cittadino. Nel numero 191 di Focus, abbiamo pubblicato la foto di Schauble e la sua impronta digitale. Qui diamo la parola agli esperti del Chaos computer club, che con questa breve sequenza di immagini hanno mostrato al mondo come si duplica un'impronta digitale. Aggiungiamo solamente un'avvertenza: rubare impronte digitali non è corretto...

Fonte: Focus.it

 

 

Riconoscimento vocale

 

 

Una "parola d'ordine" non per farsi riconoscere ma per essere riconosciuti. I sistemi biometrici basati sul riconoscimento vocale considerano alcune caratteristiche del "parlato" quali la velocità, la frequenza, la struttura e la densità delle onde sonore. La possibilità di errore resta tuttavia elevata perché la voce e il modo di parlare sono strettamente legati a fattori fisiologici o comportamentali e perciò soggetti a continui cambiamenti. Basta un raffreddore o un'arrabbiatura, ad esempio, per alterarne le caratteristiche.

 

(17-11-2007) Fonte Polizia di Stato

(Polizia Scientifica)

 

Un algoritmo anti-crimine


In Minority Report, film di Steven Spielberg con Tom Cruise protagonista, la polizia in un futuro non precisato riusciva ad arrestare i criminali, prima che compissero omicidi e gravi reati: a permetterlo tre individui con poteri soprannaturali capaci di prevedere gli eventi. Oggi i poliziotti hanno strumenti meno efficaci per prevenire il crimine, ma qualche passo avanti si sta facendo. Un particolare metodo è stato messo a punto presso lo University College di Londra: presentato dalla rivista British Journal of Criminology, il sistema consiste nell'elaborare mappe che tengano conto dei luoghi in cui sono avvenuti i crimini (soprattutto furti in casa) per calcolare i prossimi obiettivi possibili.
 Algoritmi anti-crimine. Si tratta di creare mappe di sviluppo della delinquenza, immaginandola come un virus che si diffonde tra una popolazione. I primi test eseguiti da questo gruppo di criminologi inglesi guidati da Kate Bower hanno dimostrato di aumentare del 30 per cento le chance di prevenzione rispetto ai metodi tradizionali della polizia.
 Usando gli stessi calcoli statistici che si applicano per la diffusione delle malattie, si è scoperto come sia molto probabile che le proprietà nel raggio di 400 metri da un'abitazione derubata dai ladri possano essere a loro volta interessate da un furto entro due mesi, specie se stanno nello stesso lato della strada.
 Per testare il metodo ci si è basati su dati storici e reati avvenuti nel passato: provando ad applicare i nuovi metodi statistici, si è riusciti ad “anticipare” gli obiettivi successivi - poi realmente accaduti - con una probabilità di successo del 62-80 per cento (contro il 46 per cento dei metodi tradizionali).
 
 

 

 

Il sorriso dell'anima

 

I muscoli che muovono il sorriso creano sulla pelle piccole fossette e rughe che possono essere utili per il riconoscimento facciale. Lo stesso avviene per i cani? Probabilmente, anche se non è stato ancora studiato, anche se puoi ammirare qui, come sorridono gli animali.Un sistema infallibile per scoprire criminali e ricercati? Guardarli mentre sorridono. I muscoli delle espressioni facciali possono essere importantissimi nel riconoscimento facciale. Il sorriso specchio dell'anima? Forse. Sicuramente esso è un ottimo elemento per identificare una persona. Questo, almeno, è quanto emerge da uno studio condotto da alcuni ricercatori americani che hanno studiato come migliorare le tecniche di identificazione attraverso telecamere. Fino ad oggi, infatti, i criminali potevano eludere semplicemente i controlli delle telecamere a circuito chiuso indossando occhiali da sole o truccandosi. Dalla ricerca è emerso, invece, come l'unico elemento non modificabile (e come tale di sicura identificazione) presente nel viso sia il sorriso, o meglio il modo di sorridere. Infatti, i cambiamenti che esso crea nel viso sono determinati da muscoli sottocutanei non controllabili.
Micro rughe e sorrisi. Per dimostrare la loro ipotesi, i ricercatori della Stony Brook University di New York hanno condotto una serie di esperimenti su 30 volontari. Mentre sorridevano gli hanno scattato due fotografie in breve sequenza e le hanno fatte esaminare a un computer che, analizzando i cambiamenti cutanei provocati dai muscoli nell'atto di sorridere, ne ha tracciato una mappa. A questo punto all'identità della persona è stata associata la mappa del suo sorriso, che secondo i ricercatori potrebbe essere unica e - soprattutto - non modificabile. Neanche con un forte trucco che non riesce a eludere la capacità del sistema di riconoscere i microsolchi prodotti nella pelle dal sorriso.
Il software, che attualmente è ancora in fase di sperimentazione, potrebbe essere adottato sia nei luoghi dove vigono controlli per la sicurezza (quali aeroporti) sia negli ospedali, dove potrebbe aiutare i medici a diagnosticare disturbi mentali semplicemente analizzando le distorsioni nel modo di sorridere.

Fonte: Focus.it

La torcia anti crimine nauseabonda

Tra qualche anno la polizia potrà catturare i malviventi facendogli venire la nausea. La californiana Intelligent Optical Systems, su richiesta del Dipartimento di Sicurezza Interna degli Usa, sta infatti mettendo a punto una speciale torcia elettrica. Apparentemente simile alle torce comuni, oltre a bloccare i malintenzionati accecandoli momentaneamente, produce in loro un profondo senso di nausea che facilita poi le operazioni di arresto. Il funzionamento è semplice: dopo aver rilevato a quale distanza si trova il malcapitato, così da calibrare l'intensità dell'emissione luminosa per evitare danni irreversibili alla retina, la torcia emette una rapidissima scarica di luce intermittente. «L'effetto», spiega Robert Lieberman, della Intelligent Optical Systems, «è psicofisico: il soggetto colpito da questi flash luminosi perde per un attimo la vista e prova nausea e vertigini». Il fenomeno è noto (spesso i piloti di elicottero avvertono sensazioni analoghe dovute all'intermittenza della luce solare che entra nella cabina attraverso le pale), tuttavia non si è ancora trovata una spiegazione scientifica che lo giustifichi.

Fonte: Focus.it

 

Lo scanner degli occhi

 

Uno sguardo è inconfondibile, soprattutto nell'identificazione biometrica della retina e dell'iride. La scansione della retina avviene mediante un sistema che emette raggi infrarossi a bassa densità, acquisendo così la mappa dei vasi sanguigni della membrana. La cattura delle impronte avviene appoggiando l'occhio per alcuni secondi su un'apparecchiatura. Proprio questo coinvolgimento così diretto non sempre è gradito a tutti e determina anche perplessità in fatto di igiene. Meno invasiva è la scansione dell'iride, che può essere effettuata mantenendo l'apparecchiatura a raggi laser a una distanza di 25 centimetri dall'occhio.

 

17-11-2007 Fonte Polizia di Stato

(Polizia Scientifica)

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