Ci sono stati rapporti contrastanti circa l'estensione dell'omicidio seriale. Negli anni ottanta l'FBI sostenne che in ogni dato momento c'erano all'incirca trentacinque serial killer attivi negli Stati Uniti, indicando con ciò che i serial killer in questione avevano commesso il loro primo omicidio ma non erano ancora stati assicurati alla giustizia o fermati con altri mezzi (ad esempio, suicidio o morte naturale). Queste cifre sono state spesso esagerate. Nel suo libro del 1990, Serial Killers: The Growing Menace, Joel Norris sostenne che esistevano cinquecento serial killer attivi negli USA in ogni dato momento, che provocavano cinquemila vittime all'anno, il che significava approssimativamente un quarto degli omicidi noti della nazione. Queste statistiche sono considerate sospette e non sostenute da prove. Alcuni hanno affermato che chi studia o scrive dei serial killer, siano essi impegnati in una professione legale o giornalisti, hanno un interesse nascosto nell'esagerare la minaccia di tali soggetti. In termini di casi riportati, appaiono esserci molti più serial killer attivi nelle nazioni occidentali sviluppate che altrove. Diversi fattori possono contribuire a ciò:  | Le tecniche di investigazione sono migliori nelle nazioni sviluppate. Le molteplici vittime di uno stesso soggetto vengono rapidamente individuate come collegate, quindi l'arresto del colpevole avviene più rapidamente che in una nazione dove la polizia ha generalmente meno risorse a disposizione. |
 | Le nazioni sviluppate hanno mezzi di informazione altamente competitivi, quindi i casi sono riportati più velocemente. |
 | Gli USA e l'Europa Occidentale hanno evitato la censura su larga scala e sancita dallo stato che i mezzi di informazione in certe altre nazioni hanno, nelle quali le storie relative a omicidi seriali sono state eliminate. Un esempio è il caso dell'Ucraina con il serial killer Andrei Chikatilo, le cui attività continuarono non citate e scarsamente investigate dalla polizia dell'ex Unione Sovietica, a causa dell'idea che solo nelle ipoteticamente corrotte nazioni capitaliste occidentali tale tipo di assassini proliferava. Dopo il crollo dell'URSS ci furono diversi rapporti prolifici su serial killer i cui crimini erano stati precedentemente nascosti dietro la Cortina di ferro. |
 | Le differenze culturali potrebbero render conto di un più ampio numero di serial killer, non solo di un maggior numero di casi riportati. |
Omicidi seriali prima del 1900 Anche se il fenomeno degli omicidi seriali viene generalmente considerato come moderno, può essere rintracciato nella storia, anche se con un grado limitato di accuratezza. Nel XV secolo, uno degli uomini più benestanti di Francia, Gilles de Rais, si dice abbia rapito, violentato e ucciso almeno un centinaio di giovani ragazzi. L'aristocratica ungherese Erzsébet Bator venne arrestata nel 1610 e successivamente accusata di aver torturato e macellato fino a 600 giovani ragazze. Benché sia De Rais che la Báthory venissero riportati come sadici e assuefatti all'omicidio, essi differiscono dai tipici serial killer moderni in quanto erano entrambi ricchi e potenti. Inoltre poco conosciute correnti storiografiche ammettono l'eventualità che le accuse rivolte alla Báthory fossero una montatura dei suoi avversari politici. A causa di una differente morale, di differenti valori sociali e, soprattutto, di una scarsa circolazione delle notizie è molto probabile che altri serial killer meno efferati siano stati dimenticati o, se nobili, siano stati protetti dalla propria famiglia. Tra il 1790 e il 1830 Thug Behram prese apparentemente parte all'uccisione per strangolamento di 931 persone, confessando in seguito di averne strangolate 125 di persona. Egli commise queste uccisioni come membro della setta dei Thug, al quale vengono attribuite un numero di morti in India compreso tra 50.000 e 2.000.000. Le attività del culto spinsero le autorità britanniche in India a portare avanti una campagna contro di loro. A causa di una errata interpretazione delle fonti manoscritte originali, Behram è spesso considerato come il più prolifico serial killer della storia. Questo può però essere messo in discussione, non solo perché il numero di vittime che confessò di aver strangolato personalmente era molto più basso delle 931 che gli vengono spesso accreditate, ma anche in base alla definizione precisa di serial killer, che prende in considerazione non solo il numero di uccisioni, ma anche il modo in cui vengono eseguite e le motivazioni dell'assassino (si veda sotto). Alcuni criminologi storici hanno suggerito che potrebbero esserci stati casi di omicidi seriali lungo tutto il corso della storia, ma che i casi specifici non vennero registrati adeguatamente. Potrebbe addirittura darsi il caso che bestie mitologiche come lupi mannari e vampiri fossero ispirate a serial killer medioevali. Dopo tutto, un lupo mannaro viene ritratto come una persona normale che viene occasionalmente sopraffatta da un bisogno animalesco di uccidere selvaggiamente le persone, e un tale mito potrebbe aver fornito una spiegazione adeguata per casi di omicidio seriale quando il concetto di psicologia era a secoli di distanza dall'essere definito e studiato. L'idea di serial killer storici che motivarono tali miti, comunque, è poco più che una speculazione, anche se significativamente ci sono un certo numero di assassini che sono ossessionati dal sangue e spesso bevono quello delle loro vittime. Nel suo famoso libro del 1886 Psychopathia Sexualis, Richard von Krafft-Ebing annota il caso di un assassino seriale degli anni 1870, quello di un italiano chiamato Eusebius Pieydagnelle, che aveva un'ossessione sessuale per il sangue e confessò l'uccisione di sei persone. Il mai identificato Jack lo Squartatore massacrò delle prostitute a Londra nel 1888. I suoi crimini ottennero un'enorme attenzione da parte della stampa dell'epoca perché, anche se c'erano numerosi omicidi motivati da furto e rapina nell'Inghilterra Vittoriana, non si era quasi mai sentito di qualcuno che uccidesse per puro piacere di farlo. Londra era anche il centro della più grande superpotenza dell'epoca, e tali drammatici omicidi di donne economicamente bisognose, nel mezzo di una tale ricchezza, concentrarono l'attenzione dei media sulle sfortune delle classi povere urbane e ottennero risonanza mondiale. Joseph Vacher venne giustiziato in Francia nel 1898 dopo aver confessato l'uccisione e la mutilazione di 11 donne e bambini, mentre il serial killer americano H. H. Holmes venne impiccato a Filadelfia nel 1896 dopo aver confessato 28 omicidi. Tipologie di serial killerI criminologi e istituzioni come l'FBI identificano diversi tipi di serial killer. In generale, i serial killer sono classificabili in due grandi categorie: organizzati e disorganizzati. Un'altra classificazione in parte indipendente riguarda invece le motivazioni specifiche del killer. Tipi organizzati e disorganizzati  | I tipi organizzati sono killer lucidi, spesso molto intelligenti, metodici nella pianificazione dei crimini. Mantengono un alto livello di controllo sull'andamento del delitto; non raramente hanno conoscenze specifiche sui metodi della polizia, che applicano allo scopo di occultare scientificamente le prove. Seguono con attenzione l'andamento delle indagini attraverso i mass media e concepiscono i loro omicidi come progetti di alto livello. Spesso questo tipo di killer ha una vita sociale ordinaria, amici, amanti, o addirittura una famiglia. |
 | I tipi disorganizzati agiscono impulsivamente, spesso uccidendo quando se ne verifica l'occasione, senza una reale pianificazione. Spesso hanno un basso livello culturale e un quoziente d'intelligenza non eccelso; non sono metodici, non occultano le tracce (sebbene siano talvolta in grado di sfuggire alle indagini per qualche tempo, principalmente spostandosi velocemente e grazie alla natura intrinsecamente "disordinata" del loro comportamento su lunghi archi di tempo). Questo genere di killer in genere ha una vita sociale e affettiva estremamente carente e a volte qualche forma di disturbo mentale. Continua..... |
segue 1 2 3 4 5 back Bibliografia  | John Douglas e Mark Olshaker, Journey into Darkness, Pocket Books, 1997, ISBN 0-671-00394-1 |  | John Douglas e Mark Olshaker, Mind Hunter: Inside the FBI's Elite Serial Crime Unit, Pocket Books, 1997, ISBN 0-671-01375-0 |  | Brian Lane e Wilfred Gregg, The New Encyclopedia Of Serial Killers, Headline Book Publishing, 1996, ISBN 0-7472-5361-7 |  | J. M. MacDonald, The threat to kill, American Journal of Psychiatry 120 (1963): 125-130. |  | Joel Norris, Serial Killers: The Growing Menace, Arrow Books, 1990, ISBN 0-09-971750-6 |  | Robert K. Ressler e Thomas Schachtman, Whoever Fights Monsters, St. Martins Mass Market Paper, 1994, ISBN 0-312-95044-6 |  | Harold Schechter e David Everitt, The A to Z Encyclopedia of Serial Killers, Pocket Books, 1996, ISBN 0-671-53791-1 |  | Peter Vronsky, Serial Killers: The Method and Madness of Monsters, The Berkley Publishing Group, Penguin Group, 2004, ISBN 0-425-19640-2 |  | Colin Wilson, A Plague Of Murder, Robinson Publishing, Ltd., 1995, ISBN 1-85487-249-4 |  | Michel Ferracci-Porri, Beaux Ténèbres, la storia dell'assassino seriale tedesco, Eugen Weidmann. (Ed. Normant. 2008), Francia, ISBN 978-2-915685-34-3 |
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