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 Per i genitori

 

 

I giovani vittime di questi comportamenti difficilmente parlano con gli adulti di quello che gli succede.Non si sfogano, si vergognano e hanno paura. Ma i bambini devono imparare che il bullismo è un comportamento sbagliato e che non fa parte del naturale processo di crescita. Perché non rimangano vittime di questo fenomeno bisogna:

 

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 Aumentare la loro autostima.

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 Incoraggiarli a sviluppare le loro caratteristiche positive e le loro abilità.

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 Stimolarli a stabilire relazioni con i coetanei e a non isolarsi.

 

E' inoltre importante sapere che per non diventare bullo bisogna insegnare ai ragazzi a:

 

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 Saper esprimere la propria rabbia in modo costruttivo e con maturità.

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 Comunicare in modo sincero.

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 Essere capace di identificarsi con gli altri e capire le conseguenze dei propri comportamenti.

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 Prendere esempio da ciò che si vede a casa.

 

 

I genitori devono inoltre imparare a cogliere i segnali che i figli possono mandare o nascondere.

 

 

Alcuni segnali di chi è vittima di bullismo:

 

 

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Trovare scuse per non andare a scuola o voler essere accompagnati.

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Fare frequenti richieste di denaro.

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Essere molto tesi, piagnucolosi e tristi dopo la scuola.

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Presentare lividi, tagli, graffi o strappi negli indumenti.

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Dormire male o bagnare il letto.

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Raccontare di non avere nessun amico.

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Rifiutarsi di raccontare ciò che avviene a scuola.

 

 

Per gli insegnanti

 

 

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Può essere utile far compilare agli alunni un questionario e organizzare una giornata di dibattito e incontri fra genitori, fra insegnanti e fra genitori e insegnanti. Ciò è importante per capire le dimensioni del fenomeno.

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Una migliore attività di controllo durante la ricreazione e la mensa metterebbe al sicuro le potenziali vittime. Sono questi i momenti in cui la maggior parte dei bulli agisce indisturbata.

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In genere sono gli studenti più grandi a fare i bulli con quelli più piccoli. Si può valutare di dividere gli spazi e i tempi della ricreazione per gli uni e per gli altri.

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Elogi, ricompense e sanzioni possono servire a modificare il comportamento degli studenti più aggressivi, ma non sono l’unico strumento per far cambiare atteggiamento al bullo.

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Spesso si ha timore o vergogna di raccontare personalmente ciò che sta succedendo. Potrebbe essere di aiuto, per genitori e vittime, avere un numero di telefono al quale rivolgersi.

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Si possono istituire “cassette delle prepotenze” dove lasciare dei biglietti con su scritto quello che succede; individuare degli studenti leader che aiutino le vittime; aprire uno sportello psico-pedagogico che sia di riferimento per bambini e adulti.

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In classe, tutti insieme, si possono individuare poche e semplici regole di comportamento contro il bullismo. Le regole devono essere esposte in modo ben visibile e tutti devono impegnarsi a rispettarle.

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Il silenzio e la segretezza sono potenti alleati dei bulli. È importante abituare i ragazzi a raccontare ciò che accade e a non nascondere la verità.

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Se l’insegnante individua un bullo o una vittima, per aiutarlo è necessario parlare subito con lui di ciò che gli accade.

                                                    

 

 

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Fonte:
 
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Dott.ssa Lorenza Casinelli;
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Fonzi A. (1995), Bullismo, la storia continua, “Psicologia contemporanea”,197,28-36.
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-Fonzi A. (1997a), Il bullismo in Italia. Il fenomeno delle prepotenze a scuola dal Piemonte alla Sicilia. Ricerche e prospettive di intervento, Firenze, Giunti.
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-Menesini E., Nocentini A. (2003), Bullismo e comportamento a rischio in adolescenza, Lucca, Assessorato Pubblica Istruzione.
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-Nizzoli U., Colli C (2004), Giovani che rischiano la vita,McGraw-Hill.
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M. Sanderland, Aiutare i bambini che fanno i bulli, Erickson
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